Cashback e tasse

Si pagano le tasse sul cashback?

Si pagano le tasse sul cashback?

Tasse e cashback sono un argomento che genere sempre confusione, anche perché non c'è una regola precisa e molto dipende da quale sito di cashback scegli. Vediamo di fare un po' di chiarezza sulla natura fiscale e giuridica del cashback.


Tasse cashback

Trattando di argomenti relativi al cashback non possiamo esimerci dal farti fare una riflessione sull’aspetto fiscale dei pagamenti che ricevi. I dubbi circa il se e il come devono essere dichiarati gli introiti dovuti al cashback sono sempre molti e speriamo di riuscire a fare un po' di chiarezza sulla questione.

Naturalmente parliamo dei casi in cui il cashback viene corrisposto in denaro reale. In casi in cui non vi sia passaggio di denaro ma di altri tipi di benefit (gift card, buoni spesa, cashback bonus, ecc..) la questione fiscale non si pone o è molto marginale.

E’ importante che tu sappia che i dubbi non sono solo lato utente. Una delle più grosse difficoltà per le aziende che offrono servizio di cashback è proprio trovare il modo migliore, più trasparente (e ovviamente legale) per inquadrare i pagamenti verso gli utenti. Anche perché alcune delle soluzioni presenti sul mercato potrebbero essere definite quantomeno borderline.

Il motivo principale è che nel nostro paese è difficile giustificare un pagamento di un’azienda verso una persona che non sia dovuto a rapporti lavorativi (determinati, indeterminati o occasionali). Un sistema di cashback ovviamente non prevede un rapporto lavorativo tradizionale con l’utente e quindi ogni realtà ha dovuto trovare una soluzione che potesse fiscalmente consentire il pagamento.

Vediamo le due strade più praticate.

Cashback come sconto indiretto

Alcuni siti di cashback scelgono di configurare il cashback come uno sconto indiretto. Lo sconto indiretto è un strumento proprio del sistema fiscale italiano ed è quindi utilizzabile anche nell’ambito dei rimborsi cashback per definire il pagamento verso l’utente.

In tal senso, il rimborso del cashback si definisce sconto indiretto se viene inteso come uno sconto su un acquisto che viene applicato in un momento successivo a quello in cui si paga l’acquisto stesso.

Detto in altro modo: se ricevi uno sconto su un acquisto successivamente al momento in cui l’hai pagato (ad esempio dopo qualche giorno o qualche mese) esso rimane sempre uno sconto, e si definisce sconto indiretto.
Di conseguenza, se il pagamento del tuo cashback viene inteso come uno sconto sul prodotto che hai acquistato (o la somma di sconti sull'acquisto di prodotti) , assume un ruolo di sconto indiretto e quindi riconosciuto dalla fiscalità italiana.

Al contrario, come sai bene, lo sconto “tradizionale” viene applicato prima o contestualmente al pagamento di un bene o un servizio (sul prezzo di listino del prodotto stesso o alla cassa).

Riassumiamo i presupposti di uno sconto:

  • 1) Non ti obbliga ad effettuare un acquisto (che fai di tua volontà).
  • 2) Ti viene applicato contestualmente ad un acquisto.
  • 3) Ti viene applicato come conseguenza di un tuo acquisto personale, da te effettuato e non da terzi.

Ma perché configurare il cashback come sconto anche se a prima vista può sembrare improprio? Semplice: chi lo fa si avvantaggia degli effetti fiscali di tale scelta, sia per se stesso, come azienda che paga, sia nei confronti dell’utente che riceve il denaro.

Infatti, se il cashback rispetta i presupposti sopra elencati, può essere definito uno sconto (indiretto) e quindi, trattandosi di uno sconto, e non di un reddito, il cashback non è soggetto a tasse.
Questo è il punto focale di tutto il ragionamento.

Il risultato è che tu non dovrai pagare tasse sugli importi ricevuti come cashback e l’azienda non dovrà emettere documenti fiscali (a parte una nota del pagamento). Due vantaggi che puoi ben capire possono fare una notevole differenza tra diversi siti di cashback!

Tutto risolto allora? Non proprio.
Prima di tutto va detto che nel nostro paese le questioni fiscali non sono mai definitive e possono dare parecchi grattacapi. Una soluzione di pagamento del cashback che lo definisce come sconto indiretto che oggi sembra solida e realistica, domani potrebbe essere stravolta a qualche analisi fiscale dettagliata o qualche sentenza tributaria, smontando il castello che consente agli utenti di non pagare tasse sui rimborsi. E non è detto che non venga richiesto agli utenti di versare le tasse arretrate.

Inoltre, cosa più importante, un sito di cashback non può avere la certezza che la persona a cui assegna il cashback sia la stessa che ha effettuato l'acquisto (vincolo 3 dello sconto indiretto). E il motivo è ovvio: l'acquisto avviene su un sito terzo (il negozio) che, per questioni tecniche e di privacy, non può fornire alla piattaforma di cashback tutti i dettagli della transizione come, per fare un esempio, l'identità del titolare della carta di credito usata per l'acquisto.
Prova a pensare al caso di un dipendente incaricato di un acquisto per la sua azienda (fornitura di caffè, cancelleria, prenotazioni di voli, ecc..) e che utilizza un sito di cashback per monetizzare personalmente l'acquisto. Ovviamente in questo caso ci troviamo di fronte ad un cashback assegnato ad un soggetto diverso (il dipendente) da colui che effettua il pagamento (l'azienda). Questo è un chiaro caso in cui il cashback si configura come reddito e non come sconto indiretto per cui se non viene fatta la trattenuta e dichiarato il redito, si incorre a sanzioni ed accertamenti.

Ma c'è un terzo motivo: il sito di cashback che considera il rimborso uno sconto indiretto esclude automaticamente molte opportunità per gli utenti. Tra le tante, le seguenti:

  • Non può pagare un bonus cashback di benvenuto in denaro.
  • Non può assegnare denaro per compiere azioni che siano diverse da un acquisto (ad esempio: un click, una registrazione ad un servizio, un download di un’app).
  • Non può usare meccanismi con la formula “invita un amico” che ti assegnano un cashback se fai registrare altri utenti.

Queste elencate sono tutte cose che si configurano come reddito o guadagno, che vanno quindi tassate ed esulano dal concetto di sconto indiretto.

Riassumendo: l’azienda che offre il cashback come sconto indiretto ha il vantaggio di non far pagare tasse all’utente ma tecnicamente vìola le normative fiscali e non può lecitamente proporre all’utente stesso molte opportunità aggiuntive che aumenterebbero il cashback.

Pertanto, tranne nei casi in cui ci sia l'assoluta certezza da parte del sito di assegnare il cashback allo stesso soggetto che ha effettuato l'acquisto e il pagamento, il cashback non può considerarsi uno sconto indiretto. Se non sei di fronte a sistemi integrati (come le carte di credito o i sistemi di pagamento con il cashback integrato) il rischio che corri è quello di essere fuori regola con il fisco.

Per questo motivo ci sono siti di cashback che hanno scelto di definire il loro cashback in modo alternativo, che consenta di pagare l’utente anche se non è il titolare dell'acquisto e aggiungendo anche di altre attività remunerate.

Cashback come pagamento di prestazione

La seconda strada percorsa dai siti di cashback per definire la natura di un pagamento è quella della prestazione. Si tratta quindi di un inquadramento nell’ambito lavorativo, e pertanto, il rimborso dovuto all’utente dal parte del cashback diventa un reddito o un guadagno.

In particolare il rapporto tra cashback e utente può essere definito come segue:

Prestazione anche occasionale inerente a rapporti di commissione, di agenzia, di mediazione, di rappresentanza di commercio e di procacciamento di affari.

Parafrasando, significa che tu assumi un ruolo di procacciatore d’affari per il sito di cashback, occasionale o continuativo, e quindi il pagamento è una ricompensa (commissione sugli acquisti) delle attività lavorative svolte (comprare ma anche invitare amici o cliccare su un link). E trattandosi di una retribuzione vera e propria essa deve essere tassata come qualsiasi altro reddito.

Non solo: il sito di cashback (il “datore di lavoro” in questo caso) è obbligato per legge ad essere sostituto d’imposta nei tuoi confronti, ovvero è obbligato ad anticipare una parte di tasse tue al tuo posto. Per farlo, quando ti paga effettua una ritenuta fiscale sul lordo della cifra del cashback e la versa al fisco come piccolo anticipo del tue tasse di quell’anno.

Quindi, detto in altro modo, il cashback ti paga una cifra inferiore a quella che hai effettivamente accumulato e richiesto, perché una parte di essa la versa direttamente allo Stato, al tuo posto, come tasse.

Naturalmente il sito di cashback deve produrre i documenti fiscali relativi al pagamento, che tu incassi come privato con codice fiscale o come libero professionista con p.iva, e in quest’ultimo caso devi emettere fattura.

Sopra o sotto la no tax area

Per il fisco italiano la no tax area è il termine (non tecnico) che si usa comunemente per indicare la soglia di reddito all’interno della quale l’imposta di reddito (Irpef) dovuta è pari a zero.

Quindi, all’utente che nell’anno in cui riceve i rimborsi cashback dichiara un reddito inferiore o uguale a questa soglia, viene applicata un’aliquota Irpef nulla (0%) che determina tasse nulle sul cashback ricevuto e su altri eventuali redditi percepiti.
Naturalmente il reddito si calcola sommando il cashback a tutti gli altri redditi di altra natura.

Una cosa importante che devi sapere è che la no tax area cambia a seconda del tipo di contribuente e al numero dei famigliari se la famiglia è monoreddito. Ecco alcuni esempi:

  • Lavoratore dipendente: 8.145€
  • Pensionato: 8.130€
  • Lavoratore autonomo: 4.800€

Se quindi rientri in questi (ed altri) casi, in teoria il cashback, anche sotto forma di prestazione, ti sarebbe interamente dovuto, senza anticipi di tasse, visto che non devi pagarle.

E scriviamo in teoria perché nella pratica le cose non sono così semplici. Senza dilungarci troppo, ti basti sapere che in ogni caso la ritenuta fiscale deve essere versata perché lo Stato avrà la certezza che rientri nella no tax area solo l’anno successivo, al momento della dichiarazione dei redditi.
Certo, visto che non era dovuta, potrai chiedere di fartela restituire ma con un’attesa che va dai 2 ai 4 anni! Oppure, se successivamente uscirai dalla no tax area, il tuo “credito” nei confronti dello Stato verrà utilizzato per contribuire alle tue tasse (principio di compensazione).

Se la tua posizione fiscale non rientra nella soglia della no tax area, allora sei soggetto ad una irpef maggiore di zero e dovrai considerare i proventi del cashback come "altro reddito", da cumulare e dichiarare nella tua dichiarazione dei redditi.

Quale è la soluzione migliore?

Hai visto quindi che, sopra o sotto la no tax area, per te non cambia molto: le tasse le devi anticipare e in tasca ti arrivano meno soldi.
A questo punto la domanda sorge spontanea: perché un sito di cashback sceglierebbe di configurare come prestazione i pagamenti all’utente, anziché come sconto indiretto, essendo la strada sicuramente meno appetibile per via della trattenuta fiscale?

Esattamente per i motivi esposti quando abbiamo parlato di sconto indiretto. Per prima cosa il fatto che il rimborso in denaro configurato come sconto indiretto viene applicato dalla grande maggioranza delle piattaforme di cashback senza la certezza che sia lecito fiscalmente, poiché non vi è la possibilità di accertarsi che sia un rimborso e non un reddito. Poi il cashback inteso come sconto indiretto non consente di proporre all'utente una grande quantità di attività ed opportunità che aumenterebbero il suo cashback generando reddito.
Nel caso invece di una prestazione, qualsiasi attività proposta all’utente può essere retribuita e quindi l’utente avrà più occasioni per aumentare il suo cashback, senza per forza spendere soldi per acquistare qualcosa.

Quale cashback scegliere dipende molto da te. Se vuoi avere più occasioni di generare dei rimborsi per attività non strettamente legate agli acquisti online ed essere tranquillo dal punto di vista legale e fiscale, ma ricevere un po’ meno quando richiedi un pagamento, scegli i siti che si regolano con l’utente con una prestazione. Se invece vuoi basare tutto solo sul rimborso di acquisti e sei disposto a rischiare una posizione fiscale poco corretta, allora possono andare bene anche i cashback che hanno scelto la configurazione come “sconto indiretto”.

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